Le difficoltà di ogni scienziato

Cari amici,

Dopo più di un anno mi faccio viva per raccontarvi della vita di uno/a scienziato/a. Perché non sono riuscita a condividere con voi qualche nuovo articolo? Di certo non perché io mi sia dimenticata! Sono stata sopraffatta da lavoro e preoccupazioni lavorative e personali, pura e semplice verità! Mi sono dovuta preparare per una conferenza prima di Natale, il mio progetto stava per scadere ed ho cambiato laboratorio…non mi sono spostata molto lontano da dove ero prima però!…Il tempo purtroppo è sempre il nemico #1!!!

Per questo post, ho pensato di parlarvi un po’ della vita di uno scienziato/ricercatore.

La vita di uno/a scienziato/a vi potrebbe sembrare avventurosa, ricca di viaggi, varia e con orari flessibili. Beh, la realtà è abbastanza diversa!

Fare ricerca è un lavoro. Molti esperimenti richiedono parecchio tempo prima di ottenere risultati; parliamo di settimane, mesi, anni tante volte. Gli orari possono sembrare flessibili: se un giorno non mi dovessi presentare al lavoro non succederebbe quasi nulla, ma molto probabilmente dovrei recuperare quel giorno prima o poi, magari in un weekend. Quando ci penso, però, mi rendo conto che la flessibilità è dettata dagli esperimenti. Ciò significa che se un giorno un esperimento richiede 12 ore per essere completato, si deve restare in laboratorio almeno per 12 ore, magari anche qualcuna in più per preparare all’inizio e pulire alla fine (sì, gli strumenti e attrezzature si devono pulire o sistemare una volta finito l’esperimento). Se un esperimento richiede una operazione ogni giorno per 20 giorni, significa che durante il fine settimana si debba lavorare. Inoltre, i weekend lavorativi in realtà non sono così rari…succede che per poter ottenere dei risultati si debba lavorare non-stop.

I viaggi magari ci sono anche, ma per andare a conferenze e solo se ci sono soldi disponibili in laboratorio per queste spese. La mia ultima conferenza è stata a Filadelfia. Non ci ero mai stata prima, quindi speravo di poter avere almeno una mezza giornata per farmi una passeggiata in tranquillità…ecco, la realtà è che ogni giorno era pieno di eventi scientificamente interessanti e quindi mi sono ritrovata a prendermi di forza 2 ore una mattina per farmi un giro quasi di corsa dei punti più caratteristici della città. Quindi i viaggi di lavoro ci possono anche essere, ma non lasciano molto spazio all’esplorazione.

E le vacanze? Le vacanze esistono, ma a volte prendersi queste ferie innesca pesanti sensi di colpa, perché ovviamente se si è altrove non si possono fare esperimenti e quindi la ricerca non avanza. Prima di partire bisogna fare in mondo di fermare tutti gli esperimenti (se si lavora con cellule, ad esempio, bisogna congelarle o fare in modo che qualche collega si prenda cura di loro…per un biologo cellulare le cellule sono un po’ come figli ecco :D) e al ritorno si deve riprendere da dove si era lasciato. Per fare questo però ci vuole del tempo, ad esempio per scongelare cellule affinché siano pronte per il prossimo esperimento. Sempre in tema vacanze, le cosiddette “public holidays”, ovvero le feste pubbliche tante volte sono giorni quasi normali. Nel mio caso cerco almeno di prendermi qualche ora di sonno in più la mattina, ma per il resto è molto probabile che sia come ogni altro giorno lavorativo. Lo stesso vale per i fine settimana…insomma, il tutto può essere riassunto nelle 2 vignette sottostanti tratte da phdcomics.com, un sito fondato da uno studente di dottorato che rappresenta le esperienze da lui vissute nel laboratorio in cui lavorava.

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Ma tutto questo è salutare? Nella realtà no. La vita di un/a ricercatore/rice porta spesso a problemi di salute mentale. Il giornale scientifico Science ha riportato l’anno scorso un articolo a tal proposito. Viene riportata la ricerca condotta su studenti di dottorato dalla quale emerge che la maggior parte di questi studenti soffra di disturbi mentali o ne mostri i primi sintomi.

Ma quindi noi scienziati siamo pazzi? La risposta è no. Il problema sta semplicemente nel fatto che ci sia una enorme pressione per produrre risultati e quindi ci si ritrova a passare letteralmente la propria vita in laboratorio, a scapito di tutto il resto (svaghi, viaggi, famiglia e quant’altro).

Perché si dovrebbe diventare scienziati quindi??? Tutta questa storia non ve la racconto per spaventare future generazioni, ma semplicemente per condividere con voi alcune delle difficoltà che noi ricercatori affrontiamo ogni giorno. La carriera di scienziato, specialmente in ambito accademico, non ammette molte distrazioni, perché alla fine fare scienza è anche una passione. Passione sì, ma che diventa un lavoro vero e proprio.

Ma come si riesce a superare tutto questo? Bisogna dire che spesso l’ambiente di lavoro può aiutare a superare momenti difficili, come in tutti gli altri lavori. Soprattutto in accademia, un laboratorio è formato da vari studenti e ricercatori, magari anche provenienti da paesi stranieri. Quello che succede è che si crea una sorta di gruppo di supporto, una famiglia secondaria con la quale condividiamo la maggior parte della nostra giornata e forse anche della nostra vita. Altri gruppi si formano anche all’esterno del proprio laboratorio, specialmente se si è lontani dalla proprio famiglia di origine, e ciò ci aiuta a proseguire nella nostra avventura.

A me piace il mio lavoro perché intellettualmente stimolante, ogni giorno può essere diverso, fare esperimenti mi fa stare bene (a patto che poi funzionino!), e parlare di scienza mi riempie di gioia. Ovviamente tutto ciò mi ha portato a fare scelte non certo a cuor leggero. E come me tanti altri! Anche per questo, un minimo di riconoscimento sociale non guasterebbe. Ciò non significa lodi o tappeti rossi, semplicemente riconoscere la professione di scienziato/a come tale, eliminando la credenza che noi scienziati non facciamo altro che studiare. Siamo esperti in determinati settori perché siamo parte di quel settore da anni ed abbiamo contribuito a specifiche ricerche. Siamo professionisti e come tali dovremmo essere riconosciuti, alla faccia di chi si spaccia come scienziato senza aver mai provato ad esserne uno.

Il caso e la risposta istituzionale

Purtroppo di fronte a questa tragedia non me la sento di rimanere in silenzio. Sapere della morte di un bambino a causa di un’otite, infezione che può essere facilissimamente curata con una cura antibiotica, mette non solo tristezza, ma anche tanta rabbia…rabbia nei confronti di quei cialtroni che si spacciano per medici, di quegli aguzzini che sfruttano le debolezze altrui, di quegli scellerati che invece di affidarsi alla scienza preferiscono i cosiddetti “metodi alternativi”.

Non esiste niente di alternativo alla scienza. La scienza si basa sul metodo scientifico di osservazione, sperimentazione e trarre conclusioni in base ai risultati ottenuti. L’omeopatia NON è una scienza. Non c’è correlazione tra l’uso di farmaci omeopatici e risoluzione della malattia. Guardate gli ingredienti! Per la maggior parte sono zuccheri e magari uno spolvero di un qualche principio attivo che è così diluito da avere lo stesso effetto dell’acqua fresca!

In risposta a ciò che la Ministra Lorenzin ha affermato secondo l’articolo su La Repubblica (http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/28/news/lorenzin_non_si_gioca_con_la_scienza_quella_cura_e_stata_uno_sbaglio_-166602781/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P4-S1.6-T1), mi sento di dire:

1) NIENTE può sostituire la medicine tradizionale, punto. La medicina tradizionale non può essere sostituita in nessun caso, perché è rigorosa e si basa sulla scienza. Tutto il resto è fuffa. Certo, magari ci possono essere degli effetti benefici con cure omeopatiche, come ci possono essere effetti benefici con vari placebo, quindi non pare esserci differenza tra placebo e cure omeopatiche. Vi lascio trarre le vostre conclusioni.

2) Questo “medico omeopata” è davvero un medico? Se effettivamente lo fosse, mi auguro che non gli sia più permesso di esserlo, perché un medico DEVE operare nell’interesse del paziente, non del suo portafogli.

3) L’omeopatia è uno dei metodi da utilizzare per bersi qualcosa quando si ha sete forse. Di certo non per trattare malattie per le quali c’è già una soluzione nata da ricerche di anni e approvata a livello mondiale, riconosciuta da tutta la comunità scientifica.

4) Perché gli scienziati/ricercatori non sono inclusi in un potenziale dibattito pubblico??? Solo i medici hanno voce in capitolo? Solo sociologi e psicologi possono dare risposte scientifiche? Cara Ministra Lorenzin, siamo alle solite. Il ruolo di scienziato non viene nemmeno riconosciuto dalle istituzioni, perché dovrebbe farlo un comune cittadino? La scienza nasce dagli scienziati, i medici la mettono in pratica. Sapete quanta ricerca sta dietro ad un farmaco che ora viene prescritto regolarmente? Lavoro di dottorandi e postdocs per la maggior parte, lavoro concepito da professori e investigatori che sulla base di osservazioni preliminari costruiscono una linea di ricerca per capire come sconfiggere un determinato processo infiammatorio ad esempio. Non è forse ora di dare credito anche a chi, come me, passa la propria vita a progettare esperimenti ed analizzarne i risultati? O noi ricercatori siamo troppo “complicati” per voi?

Pensateci e fatemi sapere se avete domande, come sempre. Io non posso avere le risposte a tutto, ma posso aiutarvi a trovarle magari. Sono ricercatrice da quasi 10 anni, ho sempre lavorato in laboratori di ricerca universitari, ho accesso alle fonti di informazioni scientifiche e magari riesco ad interpretarle per voi.

Parlate con uno scienziato della porta accanto…di certo vi renderete conto che non è socialmente disabile (nella maggior parte dei casi), che è un professionista (nella maggior parte dei casi) e che ama parlare del proprio lavoro.

Perché essere scienziato/ricercatore è una professione.

I vaccini servono!

Proprio di oggi è la notizia che i casi di morbillo da gennaio 2017 siano aumentati del 230% rispetto allo stesso periodo del 2016 (http://www.repubblica.it/salute/medicina/2017/03/16/news/morbillo_in_italia_casi_triplicati_nel_2017-160703017/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1, http://www.corriere.it/salute/pediatria/17_marzo_16/allarme-morbillo-230percento-casi-2017-ministro-lorenzin-troppi-genitori-rifiutano-vaccinazione-a8cf5534-0a60-11e7-b712-325362193aaf.shtml). Questi dati destano molta preoccupazione, in quanto il vaccino contro il morbillo in Italia è gratuito e tra quelli fortemente consigliati. Leggere questa notizia sul giornale mi ha fatto ovviamente pensare a tutte quelle persone che ancora credono che i vaccini siano pericolosi. Ricordatevi che tutte le cure mediche possono avere effetti collaterali, da un’aspirina ad una operazione, ma per tutte le medicine approvate, inclusi i vaccini, i benefici sono di gran lunga superiori ai possibili danni.

Inoltre, i vaccini seguono un iter specifico di approvazione, essendo sottoposti a diverse revisioni da parte di scienziati, medici e agenzie governative. In questo modo viene testata la loro sicurezza. NON ESISTE ALCUNA CORRELAZIONE TRA VACCINI E AUTISMO! (https://guantiecamice.wordpress.com/2016/10/03/vaccini-e-autismo-una-grande-idiozia)

Ma perché i vaccini sono importanti? Non solo forniscono protezione all’individuo, stimolando il sistema immunitario dell’individuo stesso, ma hanno anche un effetto comunitario: se la maggior parte delle persone sono vaccinate, anche chi per motivi specifici (allergie, immunodepressione, giovane età) non può essere vaccinato viene protetto da chi lo è.

Detto questo, perché ancora ci sono persone che pensano ai vaccini come al più grande dei mali? Pensate agli effetti che le varie malattie per cui esiste un vaccino possono provocare. Pensate ai vostri figli e alla vita che sperate per loro. La scienza e la medicina non sono nemiche dell’umanità, bensì si adoperano affinché gli individui possano vivere al meglio.

Anatomia di una cellula eucariote – 1) Il citoscheletro

Nel post precedente vi ho parlato delle differenze tra una cellula eucariote e una procariote. Nel quotidiano, io studio le cellule eucariote, i mattoni che servono per costruire il nostro corpo, o, se vi piacciono i Lego, potete pensare ad una cellula come un mattoncino Lego che vi serve per costruire quello che più vi piace.

Come vi ho già spiegato in Cellule e DNA, tutte le cellule (con pochissime eccezioni) contengono il DNA, ma sono ben lontane dall’essere semplicemente uno scrigno dove conservare il DNA!

Il DNA non è semplicemente contenuto nella cellula, ma all’interno di essa è “impacchettato” all’interno del nucleo. Quindi, il DNA è separato dall’ambiente esterno da 2 membrane: quella esterna (citoplasmatica) e quella nucleare (che definisce il nucleo stesso).

Oltre al nucleo, nella cellula sono contenuti tantissimi altri componenti. Esiste un citoscheletro, il vero e proprio scheletro cellulare, che permette alle cellule di mantenere la propria forma, di ancorare i diversi componenti in specifiche posizioni, di spostare componenti al loro interno e persino di muoversi nel loro ambiente (migrazione cellulare). Potete immaginare il citoscheletro come una rete di autostrade interconnesse che spaziano in tutto il citoplasma. I 3 componenti del citoscheletro sono i microfilamenti, i microtubuli e i filamenti intermedi (Fig. 1).

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Figura 1: I tre componenti del citoscheletro.

I microfilamenti (o filamenti di actina) vengono formati dall’aggregazione di una proteina, l’actina (Fig. 2 e 3), e la loro funzione principale è di permettere la migrazione cellulare (il movimento delle cellule), di generare contrazione e di mantenere la forma della cellula.

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Figura 2: Formazione di un filamento di actina (immagine tratta da https://micro.magnet.fsu.edu/cells/animalcell.html

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Figura 3: La rete di microfilamenti in una cellula eucariote. Blu = nucleo, magenta = microfilamenti. Le strutture cellulari possone essere visualizzate con la tecnica dell’immunofluorescenza, secondo cui molecole che riconoscono specifiche strutture sono etichettate con altre molecole che producono fluorescenza visualizzata tramite microscopio. I colori non sono naturalmente i colori reali. Scala in basso a destra.

I filamenti intermedi devono il loro nome al fatto che abbiano uno spessore intermedio tra microfilamenti (<10 nm – 1 nanometro = 1 bilionesimo di metro, 1/1.000.000.000, 10^-9 m) e microtubuli (25 nm). Le proteine che li compongono variano a seconda del tipo cellulare. Costituiscono i filamenti più stabili del citoscheletro conferendo così resistenza a stress meccanici e permettendo l’ancoraggio dei diversi componendi in determinate posizioni all’interno della cellula.

 

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Figura 4: Formazione dei filamenti intermedi. Per maggiori informazioni vi invito a dare un’occhiata al sito https://micro.magnet.fsu.edu/cells/intermediatefilaments/intermediatefilaments.html

I microtubuli sono cilindri cavi formati dall’associazione di 2 proteine, tubulina-alpha e tubulina-beta. L’associazione tra le due tubuline è estremamente dinamica. Infatti, i microtubuli sono i componenti citoscheletrici più dinamici della cellula e sono caratterizzati da instabilità dinamica, cioè si formano (polimerizzano) e disassemblano (depolimerizzano) in continuazione, a meno che proteine specifiche ne impediscano la depolimerizzazione, aumentando così la loro stabilità. I microtubuli possono essere definiti come le autostrade della cellula, dal momento che permettono il transito di vescicole e altri componenti cellulari all’interno del citoplasma (Fig. 5).

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Figura 5: La rete di microtubuli in una cellula eucariote. Blu = nucleo, rosso = micrutubuli.

Oltre a questo, i  microtubuli formano 2 strutture cellulari specializzate: ciglia e flagelli. I flagelli sono strutture che protrudono dal corpo cellulare e forniscono motilità cellulare (un esempio è il flagello dello spermatozoo; Fig. 6); anche le ciglia sono lunghe protrusioni cellulari e possono essere mobili (un esempio sono le ciglia vibratili che ricoprono la nostra trachea permettendo così la generazione del flusso di muco; Fig. 8) o statiche, con particolare riferimento al ciglio primario (Fig. 7). Quest’ultimo può essere definito come un’antenna cellulare in grado di captare segnali dall’ambiente esterno che sono importanti per le funzioni cellulari.

Un post sarà dedicato alla descrizione più dettagliata di ciglia e flagelli.

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Figure 6: Struttura schematica di un flagello eucariote. Il flagello si estende all’esterno della cellula. Immagine ottenuta da: http://www.majordifferences.com/2014/04/difference-between-prokaryotic-and_23.html#.WIZoIBvhBPY

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Figura 7: Struttura schematica del ciglio primario. Come il flagello, anche il ciglio si estende all’esterno della cellula. Figura tratta da: stearnslab.stanford.edu

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Figura 8: Ciglia mobili che rivestono specifiche cellule che compongono la trachea. Immagine ottenuta tramite microscopia elettronica. Il ciglio primario ha la stessa conformazione, ma ne esiste uno per cellula, invece dei moltiplici che vediamo in questa immagine. Fotografia tratta da: http://www.histology-world.com/photoalbum/displayimage.php?album=31&pid=270

 

 

Eucarioti e procarioti

In questo articolo non vi parlerò di alieni, ma di due tipi di cellule: eucarioti e procarioti (http://www.di.unisa.it/~ads/BIOINFORMATICA/BiologiaMolecolare/pag/procarioti-eucarioti.html, http://www.ck12.org/biology/Prokaryotic-and-Eukaryotic-Cells/lesson/Prokaryotic-and-Eukaryotic-Cells-BIO/, http://www.life.umd.edu/classroom/bsci424/BSCI223WebSiteFiles/ProkaryoticvsEukaryotic.htm).

typical prokaryote and eukaryote cells

http://evolution.berkeley.edu/evolibrary/article/_0/endosymbiosis_03

Per cellula procariote si intende un organismo unicellulare e privo di nucleo (dal greco pro = prima e kàryon = nucleo). Di questo raggruppamento fanno parte diversi organismi, tra cui i batteri. Questi organismi possono anche essere molto diversi tra loro per quanto riguarda le funzioni che svolgono (esistono enormi differenze molecolari e biochimiche tra gli organismi appartenenti a questo gruppo), ma ciò che li accomuna è una struttura cellulare più semplice di quella di un una cellula eucariote. In assenza del nucleo, il DNA è disperso nel citoplasma, è circolare e non esistono gli organelli tipici della cellula eucariote, ma le funzioni cellulari vengono svolte nel citoplasma.

Una cellula eucariote (dal greco eu = vero e kàryon = nucleo) contiene il nucleo in cui è contenuto il patrimonio genetico (il DNA), che in questo caso è lineare. Oltre a questa caratteristica principale, la cellula eucariote ha anche una struttura interna più complicata dal momento che contiene veri e propri organelli delimitati da membrana (ad esempio i mitocondri, ovvero le fonti di energia per la cellula) ed ha specifiche caratteristiche molecolari. Tra queste, vi cito la presenza di sequenze regolatrici nel DNA, invece che solo geni, e la separazione spazio-temporale tra trascrizione del DNA e traduzione dell’mRNA in proteina. Quest’ultima differenza deriva proprio dalla presenza del nucleo. Le cellule eucariote sono in grado di formare organismi multicellulari come gli animali e le piante, ma esistono anche organismi unicellulari nel gruppo degli eucarioti, ad esempio i lieviti.

Secondo la teoria attuale, le cellule eucariote derivano da una cellula antenata procariote grazie al processo di endosimbiosi (dal greco  ἔνδον = dentro; συν = insieme; βιος = vita) secondo cui alcuni organismi unicellulari sarebbero stati “ingeriti”/”inglobati” da altri organismi unicellulari. Si sarebbe poi instaurato un rapporto di interdipendenza tra i due organismi e la presenza del nuovo organismo avrebbe portato ad un vantaggio evolutivo per la cellula ospite (quella che lo ha ingolfato). Anche la cellula ingerita avrebbe tratto dei vantaggi da questa nuova situazione, portando quindi ad una inter-dipendenza tra i due organismi ora uniti in uno solo. Un esempio di questa teoria sta nei mitocondri e cloroplasti, antichi procarioti poi diventati endosimbionti della cellula ospite.

Endosymbiosis in a nutshell

http://evolution.berkeley.edu/evolibrary/article/_0/endosymbiosis_03

Ma come è possibile tutto ciò? Nel caso dei mitocondri, la cellula originaria si sarebbe cibata dell’antenato del mitocondrio, senza mai digerirlo. La presenza del mitocondrio, infatti, avrebbe portato un vantaggio alla cellula che si sarebbe cibata di questo organismo producente energia e il mitocondrio avrebbe trovato un ambiente favorevole grazie alla protezione fornita dalla cellula in cui era contenuto e alla presenza di sostanze nutritive a sua disposizione. Le evidenze di questo processo stanno nella similarità tra mitocondri e batteri per quanto riguarda la presenza di una membrana esterna, di DNA circolare al loro interno e del metodo di riproduzione asessuata (semplice divisione dell’organello). Lo stesso vale per i cloroplasti, ma il loro “inglobamento” in una cellula sarebbe avvenuto dopo l’evento di endosimbiosi dei mitocondri. Ovviamente, ad oggi, mitocondri e cloroplasti non sono organismi in grado di sopravvivere autonomamente; parte del loro DNA contenente geni di importanza vitale è stato trasferito nel DNA della cellula ospite, incrementando il rapporto di inter-dipendenza tra gli organismi coinvolti, e rendendoli completamente dipendenti dalla presenza dell’altro. Ricordiamoci che la prima cellula eucariote si è evoluta più di un milione di anni fa, quindi ne è passato di tempo anche in termini evolutivi!!!

Prossima puntata: l’anatomia di una cellula eucariote. Stay tuned!

Vaccini e autismo – una grande idiozia!

Ormai è sempre più chiaro che specialmente in Italia l’opinione della comunità scientifica valga meno di quella di un ciarlatano! “Che è successo stavolta?” vi chiederete…L’onorevole senatore Bartolomeo Pepe (Movimento 5 stelle) ha avuto la grandissima idea di voler ospitare una maratona anti-scientifica (perché di questo si tratta!) in un luogo istituzionale, ovvero in una delle aule del Senato della Repubblica Italiana. Per fortuna il tutto è andato a monte grazie alle numerose critiche ricevute tramite social media e, infine, all’intervento del Presidente Grasso.

E allora cominciamo a smontare questo falso, falsissimo, inconsistente mito della correlazione tra vaccini e autismo.

Nel 1998 un certo Dr Andrew Wakefield pubblicò un articolo scientifico sulla rivista Lancet (una delle più prestigiose riviste mediche) dove “provava” la correlazione tra vaccini e l’insorgenza dell’autismo. Tutto nasce da qui quindi. Se non ché, qualche anno più tardi, si scoprì che i dati pubblicati sull’articolo erano stati palesemente contraffatti per provare le ipotesi del dottore, il quale aveva già “pronto” un vaccino alternativo al trivalente (quello analizzato nei suoi “studi”). A seguito di ciò, l’articolo del ’98 è stato ritirato (non è più possibile consultarlo sul giornale) e il suddetto medico radiato dall’ordine dei medici britannici, tanto che ad oggi non può svolgere la sua professione.

Il riassunto è che NON ESISTE ALCUNA CORRELAZIONE CAUSA-EFFETTO tra la somministrazione di vaccini e l’insorgenza dell’autismo! I vaccini non causano l’autismo punto. Uno studio da parte della Global Advisory Committee on Vaccine Safety, commissionato dall’Organizzazione mondiale della sanità, ha sancito la mancanza di evidenze a sostegno delle ipotesi originali del Sig. Wakefield. Quest’ultimo ancora si difende da tutte le accuse rivolte contro di lui, tra cui quella di conflitto di interessi, ma la comunità scientifica (di cui io faccio parte) sostiene l’inesistenza di un nesso tra vaccini e autismo.

Ulteriori organizzazioni hanno condannato la ricerca del Sig. Wakefield. Il blog Just the Vax raccoglie 107 studi che dimostrano l’inesistenza di un legame tra vaccini ed autismo.

Ricordatevi che vaccinare i vostri figli non è solo una precauzione che prendete per loro, ma anche a livello sociale e comunitario. Molte malattie una volta mortali sono state debellate grazie alla somministrazione dei vaccini. Vedere queste stesse malattie tornare alla ribalta dopo anni di silenzio, in concomitanza con la diffusione di queste teorie senza base scientifica, è preoccupante per noi e per le generazioni future. Ulteriori informazioni potete trovarle su http://www.wired.it/scienza/medicina/2016/07/01/vaccini-autismo-storia-bufala/

Concludo invitandovi a parlare con gli scienziati invece di credere a cialtroni…questi ultimi hanno come unico obiettivo il proprio guadagno personale, non certo la salute degli altri!

#fertilityday – la vendetta

Nuovo capitolo sul tema #fertilityday: dal sessismo siamo passati al razzismo!

Per chi ancora non lo sapesse, ora la campagna dell’ormai screditato Fertility Day vira sul tema dello stile di vita…peccato che il frontespizio dell’opuscolo in cui si vuole parlare di stili di vita corretti (che trovate qui: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_317_allegato.pdf) mostri un’immagine che vede contrapposti ragazzi di razza ariana (carnagione chiara, capelli lisci, 2 biondi) sorridenti a simboleggiare le “buone abitudini”, contro ragazzi di razza non ariana (carnagione più scura, capelli scuri e ricci per alcuni) che fumano a rappresentare “i cattivi “compagni” da abbandonare”.

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Viste le polemiche insorte con la campagna precedente, ci saremmo potuti aspettare che il/la responsabile di comunicazione di questa campagna avesse avuto maggiore accortezza nelle comunicazioni future, o fosse stato/a addirittura sostituito/a…e invece no! Dal sessismo di cui parlavo nel post sul #fertilityday, si è passati al razzismo! Complimenti a questo personaggio che sicuramente ci sa fare in fatto di comunicazione! Me lo immagino come uomo, ariano, magari tra i 40 e 50 anni…forse mi sbaglio però! In ogni caso, questa persona ha evidenti problemi di comprensione…magari sarebbe il caso di sostituirla con qualcuno di più capace?

Chissà che la saga non finisca presto…del resto questo famigerato #fertilityday sarebbe domani…ce lo leveremo anche di torno no???

#fertilityday

A quanto pare il governo italiano ha deciso che per risolvere il problema del tasso di nascite in Italia pari a zero bisogna convincere le donne a fare figli…o meglio, le pubblicità ci trasmettono questo, quando in realtà le idee di base sarebbero anche buone! Perché infatti serve modificare le politiche lavorative e di assistenza per chi decide di avere figli e serve anche aiutare chi non può avere figli, a causa di problemi di salute, ad averne. Peccato che i buoni propositi si siano trasformati nell’ennesimo spettacolo di pessima informazione intrisa di morali discutibili.

Breve introduzione, per chi ancora non lo sapesse o se ne fosse dimenticato, di come avviene il concepimento di un figlio…se vi aspettate un film pornografico avete sbagliato indirizzo web, perché qui si parla di scienza 😛

L’uomo (inteso come specie animale) si riproduce tramite riproduzione sessuata (http://ebook.scuola.zanichelli.it/sadavabiologia/la-divisione-cellulare-nei-procarioti-e-negli-eucarioti/la-riproduzione-sessuata-e-la-riproduzione-asessuata#, http://biology.about.com/od/basicgenetics/a/aa062708a.htm), ovvero per generare la prole (cioè le generazioni future) c’è bisogno di una cellula maschile (lo spermatozoo – http://www.webmd.com/men/spermatozoa, http://medical-dictionary.thefreedictionary.com/spermatozoon) e di una femminile (l’ovulo). Entrambi i tipi di cellule vengono definiti gameti. Dall’unione dei due gameti si genera un organismo che ha le caratteristiche genetiche di entrambi i genitori, ma non è identico ad essi. Questo tipo di riproduzione garantisce la rimescolazione dei geni (tramite ricombinazione genetica) per creare maggiore varietà nella prole generata ed evitare quindi che venga formato un individuo identico a quelli di partenza. Metà del DNA ereditato dalla prole proviene da un genitore e l’altra metà dall’altro, ma questo DNA viene leggermente modificato (processo di ricombinazione) per introdurre delle varianti rispetto all’originale. Perché? Il motivo deve essere ricondotto al processo di evoluzione e selezione naturale. Il cambiamento di alcune basi nella sequenza del DNA può sì portare all’insorgenza di malattie ad esempio, ma anche allo sviluppo di caratteristiche che risultano più vantaggiose per la prole. Proprio attraverso questo meccanismo si verifica il processo di selezione naturale alla base dell’evoluzione, ed è anche grazie a questo che siamo diventati la specie che siamo a partire da un organismo unicellulare, l’antenata cellula primitiva.

Spermatozoo

Spermatozoon

Ovulo

Egg

In organismi asessuati che si riproducono per partenogenesi, ad esempio, non esistono i gameti, ma l’organismo di divide dando origine a 2 nuovi organismi identici a quello di partenza (cloni). Come potete ben capire, quindi, in questa situazione è più difficile generare varietà nella popolazione, visto che l’introduzione di differenze rispetto all’organismo d’origine dipende dalla comparsa di mutazioni nella sequenza del DNA.

Tornando alla riproduzione sessuata, i gameti (spermatozoo e ovulo) sono cellule diverse da quelle somatiche, cioè tutte quelle che costituiscono il nostro corpo, perché contengono solo metà del nostro patrimonio genetico. Sono infatti definite cellule aploidi, ovvero contengono solo un set di cromosomi (la metà del DNA contenuto in ogni nostra cellula). Come si arriva alla produzione dei gameti? Per generare un gamete si passa attraverso il processo di meiosi (http://www.yourgenome.org/facts/what-is-meiosis, http://www.nature.com/scitable/definition/meiosis-88, http://www.livescience.com/52489-meiosis.html) , ovvero una forma modificata di divisione cellulare che permette la formazione di due cellule aploidi (= con metà del DNA di origine). Questo processo avviene esclusivamente nei gameti.

La fecondazione (http://www.webmd.com/baby/guide/understanding-conception#1) dell’ovulo consiste nella fusione tra ovulo e spermatozoo. Nello specifico, lo spermatozoo che “vince la gara” nella corsa verso l’ovulo, superando parecchi ostacoli (acidità uterina che uccide alcuni spermatozoi; sistema immunitario femminile che riconosce una parte degli spermatozoi come cellule estranee; una parte degli spermatozoi andrà a finire nella tuba che non contiene l’ovulo da fecondare) , e che riesce a rompere le barriere dell’ovulo (corona radiata e zona pellucida), penetra nell’ovulo fornendo così le seconda metà del DNA (l’altra metà è contenuta nell’ovulo), insieme ad altri componenti (ne riparleremo). Nel momento in cui uno spermatozoo riesce a penetrare l’ovulo, si innescano dei meccanismi cellulari secondo cui gli altri spermatozoi nelle vicinanze dell’ovulo vengono “disattivati” in modo tale che non riescano a penetrare la membrana dell’ovulo già fecondato. Si crea così una cellula diploide (= contiene 2 set di cromosomi), definita zigote, che comincia a dividersi dando origine a cellule identiche tra loro nel contenuto di DNA grazie al processo di mitosi (http://www.yourgenome.org/facts/what-is-mitosis, http://www.livescience.com/52512-mitosis.html). Questo processo può avvenire all’esterno a seguito della deposizione delle uova, o, come nel caso della specie umana, all’interno dell’apparato riproduttivo femminile.

Potete trovare un video molto interessante (in inglese) qui: https://www.youtube.com/watch?v=_5OvgQW6FG4

La fecondazione non avviene in qualunque luogo, ma si verifica in una zona specifica della tuba di Falloppio. Le ovaie, in alternanza, rilasciano un ovulo maturo nella tuba. Se quest’ovulo fosse fecondato allora inizierebbe il processo di gestazione. Inoltre, per iniziare lo sviluppo dell’embrione, la cellula fecondata deve essere in grado di impiantarsi nelle pareti uterine della madre. Se non si verifica la fusione tra ovulo e spermatozoo, allora l’ovulo viene espulso durante il periodo mestruale insieme al tessuto che aveva ispessito le pareti dell’utero in preparazione della gravidanza.

Da notare è il fatto che ogni donna nasce già con un set ben definito di ovuli non maturi. Al raggiungimento della maturità sessuale (adolescenza), gli ovuli cominciano a maturare, uno al mese in soggetti sani. Quindi è ben vero che si tratta di un orologio biologico interno. Al contrario, gli spermatozoi vengono prodotti per tutta la vita. Certo, possono non essere funzionali come all’inizio, ma possono comunque svolgere le proprie funzioni senza problemi nella maggior parte dei casi. Effettivamente l’apparato riproduttivo femminile è la limitazione in questo caso, ma ci sono tantissime altre condizioni che possono portare a sterilità sia maschile che femminile.

Altra grande differenza tra uomo e donna è la produzione di un solo gamete in un periodo specifico del mese nel caso della donna, mentre per l’uomo la produzione di gameti è continua e genera milioni di spermatozoi contemporaneamente.

Uterus

https://medlineplus.gov/ency/imagepages/19263.htm

Come vi ho spiegato di sopra, ci sono diversi eventi che devono verificarsi prima che la cellula inizi a duplicarsi e possa dare origine ad un essere un umano dopo 9 mesi. Si dice anche che passati i primi 3 mesi la gravidanza dovrebbe essere portata a termine abbastanza tranquillamente, ma nella realtà esistono tante condizioni che possono portare ad aborti spontanei o alla perdita del nascituro in stati avanzati per ragioni che tante volte così chiare non sono. Quindi, per chi pensa che fare figli sia un processo semplice, spero che possa capire che il processo così semplice alla fine non è. Ben inteso, non è nemmeno impossibile! Ci sono delle tempistiche specifiche, ma non provate a calcolarle e usate le dovute precauzioni se non siete pronti per gravidanze inattese! Per informazione, la migliore precauzione rimane l’astinenza 😉

Detto questo, permettetemi un piccolo sfogo:

  1. Non ci riproduciamo per partenogenesi = forma di riproduzione asessuata che non richiede fertilizzazione del gamete.
    • C’è bisogno di un partner che fornisca l’altra parte del materiale genetico.
  2. Ok, abbiamo il partner. Facciamo un figlio?
    • Ma anche no! Non ho nulla in contrario a fare figli, ci mancherebbe! E so anche che tante volte le gravidanze non sono così ben programmate, ma ogni tanto qualcuno può considerare la propria situazione? Non intesa esclusivamente come situazione economica ovviamente (anche se la situazione economica può influenzare di molto la decisione), ma il lavoro? Le propria situazione personale? Forse sono io che ragiono troppo, ma decidere di mettere al mondo un figlio non è solo questione di 9mesi + pausa di maternità…è una decisione per la vita e bisogna essere in grado di prendersi cura di questa nuova vita.
  3. “La fertilità è un bene comune”???
    • Ma stiamo scherzando??? Le mie ovaie sono un bene della comunità??? Ma anche no!!! Delle mie ovaie decido io che farne, non deve essere lo Stato/comunità a dirmi cosa devo fare.
  4. “La bellezza non ha età. La fertilità sì.”
    • Ennesimo spettacolo di come il sessismo sia ancora largamente diffuso in Italia (e non solo comunque). Continuiamo a fare pressione sulle donne, perché tanto è solo colpa loro se non si fanno più figli giusto??? Eh no! Io non ci sto e mi ribello a questa ingiustizia! La frase è verissima, ma chi l’ha inventata manca totalmente di sensibilità, specialmente nei confronti di quelle donne che per qualche motivo fisico non possono o fanno fatica ad avere figli…
  5. Ogni donna ha il diritto di fare quello che crede, senza preoccuparsi di essere giudicata da alcuno!
    • Una donna può decidere di non avere figli per le più svariate ragioni
      • non può – esiste la condizione di sterilità
      • non è in grado di prendersene cura – condizione socio-economica
      • il lavoro non lo permette – siamo nel 2016, ma in tanti posti pensare di avere un figlio è considerato controproducente al fine di intraprendere una determinata carriera. E non mi venite a dire che in questo caso la donna deve stare a casa perché, di nuovo, siamo nel 2016 e la parità di sesso è ancora lontana!
      • non ha trovato il partner – non è che se un uomo e una donna si frequentano allora devono avere un figlio. Certo, possono decidere di averlo, ma scusate se per la maggior parte delle donne avere un partner stabile su cui poter contare è importante!
  6. Non commento gli altri slogan utilizzati per questa campagna vergognosa perchè penso si commentino da soli…

Fine dello sfogo.

La notte del cielo stellato

Quanto è bello guardare le stelle! Il cielo stellato ha una magia infinita…la Via Lattea credo sia uno degli spettacoli più belli da guardare. Eppure, secondo un recente studio (http://www.sciencemag.org/news/2016/06/nighttime-light-pollution-covers-nearly-80-globe?utm_campaign=news_weekly_2016-06-10&et_rid=35091985&et_cid=551167) l’inquinamento luminoso non ci permette di vedere questo spettacolo nell’80% della superficie terrestre…che tristezza!!!

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La Via Lattea fotografata in Islanda (Roberta Sala).

Abbiamo veramente bisogno di tutte queste luci? Non sarebbe meglio spegnerne qualcuna per poterci godere le meraviglie che il cielo notturno ci offre? Chissà!

Come funziona il DNA?

Proprio una bella domanda! 😉 Nonostante si sia capito già molto sul funzionamento del DNA da quando Watson e Crick (anche grazie alle ricerche di Rosalind Franklin) scoprirono la struttura del DNA nel 1953, ancora non sappiamo proprio tutto…

Partiamo dal principio. Il DNA viene definito come una doppia elica, formata da due filamenti paralleli tenuti insieme dalle basi, le 4 lettere (A=adenina, T=timina, C=citosina, G=guanina) che formano l’alfabeto del DNA. Pensate ad una chiusura a zip (o ad una scala a pioli) dove ogni dentello rappresenta una base, mentre il tessuto all’esterno costituisce lo scheletro (backbone in inglese) del DNA. Questo scheletro funziona proprio da supporto e protezione per le basi ed è costituito da molecole di zucchero e fosfati. L’unità costituita da una base, uno zucchero ed un fosfato viene definita nucleotide.

doublehelix

https://ghr.nlm.nih.gov/handbook/basics/dna
http://www.chemguide.co.uk/organicprops/aminoacids/dna1.html
https://www.genome.gov/25520880

Le basi però non si appaiano a caso, ma la loro struttura molecolare fa sì che A possa appaiarsi solo con T, e che C possa interagire solo con G. La loro successione, definita come sequenza, determina le informazioni che quello specifico DNA contiene per formare e mantenere un organismo, come l’ordine delle lettere in un libro genera parole e frasi. Curiosità: lo sapete che più del 99% della sequenza del DNA umano è identica tra tutti noi??? Eppure siamo così diversi!

Il DNA può duplicarsi, requisito fondamentale per la riproduzione delle cellule, affinchè ognuna delle cellule prodotte contenga tutte le informazione per svolgere le proprie funzioni. Per fare questo, i due filamenti della doppia elica vengono separati un po’ come quando si apre una zip. Questo fenomeno avviene per fare in modo che proteine specializzate (DNA polimerasi) possano fare una copia del DNA, accoppiando le basi corrispondenti a quelle nel filamento che viene letto. Pensate a questo processo come alla scansione di un documento o alla produzione di una copia carbone.

DNA_replication

http://anthro.palomar.edu/biobasis/bio_5.htm

Ma la domanda rimane…come si fa dal DNA a passare alle azioni che le cellule compiono? Si sa che ogni proteina (le operaie della cellula – ne esistono diversi tipi, da quelle che sono parte di determinate strutture a quelle che danno il via a certi processi) viene tradotta a partire da un gene che la specifica. Il gene è una porzione discreta di DNA, una sequenza specifica che codifica = contiene le informazioni per produrre una proteina. L’informazione contenuta nel gene viene letta da altre proteine (RNA polimerasi) similarmente a quanto avviene durante la replicazione del DNA (apertura della doppia elica, copia carbone del filamento), ma la differenza questa volta è che la sequenza che ne risulta è limitata a quel pezzo di DNA (il gene di interesse) e si chiama mRNA (acido ribonucleico messaggero; messenger RNA in inglese). Questo processo viene definito trascrizione del DNA. Le differenze tra DNA e RNA sono 3: 1) il tipo di zucchero che forma lo scheletro è leggermente diverso nei due casi; 2) il DNA è a doppia elica mentre l’RNA è un singolo filamento; 3) nell’RNA la T è sostituita da U=uracile. Per queste ragioni l’RNA è molto più instabile del DNA.

dna and rna

http://www.biologyexams4u.com/2012/10/differences-between-dna-and-rna.html

E una volta che l’mRNA è stato trascritto = prodotto? Dobbiamo arrivare alla produzione della proteina di interesse! E come si fa? Cercherò di raccontarvelo nel prossimo post 😉

Nel frattempo, questo sito potrebbe soddisfare alcune vostre curiosità: https://unlockinglifescode.org/explore